Camerano Casasco
Chiesa di San Bartolomeo

La chiesa di San Bartolomeo, costruita su una piccola altura collinare, è immersa nei boschi ondulati della riserva naturalistica di Valle Andona–Valle Botto–Valle Grande, sul confine che divide i comuni di Camerano Casasco e Cortazzone; precisamente si trova in località Rivo Croso, a breve distanza dalle rovine di un cascinale, tipico esempio del perdurare nei secoli del fenomeno di spostamento degli abitati, in questo caso dal XII secolo ad oggi.
Rare le notizie storiche documentate: il luogo di San Bartolomeo de “Rivo Croso” è citato in alcune trascrizioni del 1227 e del 1246. Nel 1345 la chiesa, probabilmente parrocchiale e dotata di piccolo cimitero, risulta dipendere dalla pieve di Santa Maria di Pisenzana di Montechiaro, una delle più potenti del nord astigiano, citata già a partire dal 907.
La piccola chiesa è ad aula, costruita prevalentemente con muratura di conci in arenaria locale le cui diverse dimensioni e tessitura potrebbero indicare almeno due fasi costruttive: nella prima vennero utilizzati grandi blocchi ben squadrati, che ritroviamo nelle parti inferiori della facciata e dell’abside; nella seconda fase, riconoscibile soprattutto in corrispondenza dei muri laterali, furono impiegati piccoli blocchi lapidei spesso irregolari.
Per confronto con gli altri edifici romanici della zona, San Bartolomeo, nelle parti più antiche è databile al XII secolo, risulta molto semplice sia nelle strutture che nell’apparato decorativo, conservato unicamente nella parte esterna dell’abside. Quest’ultima, divisa in tre specchiature da sottili e strette lesene, con sottolineatura del cornicione mediante archetti monolitici strombati, sormontati da una fila di conci a damier, è frutto di numerose modifiche. Infatti una ulteriore terza fase è individuabile nella ricostruzione, con filari regolari di mattoni, del tamponamento della monofora sud dell’abside e soprattutto della zona superiore della facciata. Tali opere furono probabilmente eseguite a seguito della visita pastorale del 1628 in cui si ordinava o di demolirla o di restaurarla, fortunatamente si scelse la seconda opzione, poiché nel 1635 risultò restaurata e meritevole di potervi esercitare il culto.
Ancora nel Settecento era regolarmente officiata, ma presto l’abbandono fece decadere le strutture. Nel 1978 il tetto e parte dell’abside crollati fecero decidere per un intervento ricostruttivo. In occasione dei lavori in corrispondenza della base dell’abside venne rinvenuto un blocco scolpito a girali ovoidali racchiudenti carnose foglie nervate, ora conservato presso la locale Soprintendenza MIBAC.

Bibliografia

PITTARELLO L. (a cura di), Le chiese romaniche delle campagne astigiane. Un repertorio per la loro conoscenza, conservazione, tutela, Torino – Asti, Soprintendenza per i beni ambientali e architettonici del Piemonte – Provincia di Asti, 1984 (ed. 1998), pp. 63-69.
EYDOUX E., Origini e prime vicende di Camerano, in “Archivi e cultura in Asti”, Asti, 1971, p. 68 e p. 80.
Sito web: www.piemonteoutdoor.it

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